Il mercato immobiliare italiano non ha ancora terminato la sua fase di repricing. Eppure, qualche primo, timido segnale di ripresa sembra essere determinabile. È questa, in estrema sintesi, la valutazione compiuta dalla Fiaip per il 2014, con l’occasione che è stata utile per porre altresì un occhio su quanto accadrà nel 2015: un esercizio che non dovrebbe nascondere ulteriori ribassi dei prezzi, con ripresa nella seconda parte dell’anno che non potrà che essere influenzata dalla chiarezza e dalla determinabilità delle imposte.
Ma andiamo con ordine. Secondo quanto ricorda la Fiaip, nel 2014 si è registrato un andamento medio dei prezzi in calo dell’10,28% per le abitazioni, con ripresa lenta delle compravendite, attestatasi a -7,39% nel 2014. In calo anche i prezzi per le locazioni ad uso abitazione (- 5,34%) e le locazioni commerciali (- 12,29%).
Per quanto attiene il secondo semestre, e sempre in attesa di comprendere quali saranno i percorsi intrapresi dalla riforma del catasto, Fiaip prevede qualche timido segnale di ripresa, ipotizzabile – prosegue – solo ed esclusivamente se vi sarà stabilità politica ed economica nei prossimi mesi, e nuovi provvedimenti per la crescita che possano contribuire positivamente al settore immobiliare.
Proprio su questo ultimo punto la Fiaip sembra avere le idee sufficientemente chiare, ricordando nel suo comunicato stampa come “non si evidenziano ancora elementi e misure di forte impatto sulla crescita per il Paese, salvo misure spot e annunci su ipotetiche riforme della tassazione immobiliare, mai portati ancora a compimento”, e poi ricordare altresì che “la tassazione patrimoniale degli immobili con Imu e Tasi, che attinge al valore patrimoniale presunto, ha comportato nel corso del 2014 un danno enorme per l’economia. Ciò, a danneggiato trasversalmente tutti i ceti sociali e chi già oggi sta pagando un mutuo, impoverendo gli italiani e riducendo così il reddito strutturale disponibile dei singles e delle famiglie e comportando un forte deprezzamento dei patrimoni immobiliari privati e di alcuni cespiti immobiliari bancari”.
Ancora, dalla tassazione sul patrimonio immobiliare, che la federazione definisce “abnorme”, sarebbe derivata “una ricollocazione del risparmio delle famiglie italiane, che spesso hanno visto finanziarizzare i propri risparmi, a discapito degli investimenti nel mattone italiano o addirittura varcare il confine per investire in Paesi in cui la certezza dei regimi fiscali consente investimenti più sicuri a medio-lungo periodo. Il rigore fiscale di questi ultimi anni nel nostro Paese è servito inoltre a far passare quasi inosservato il tentativo di affossare un modello di crescita consolidato fondato sull’ edilizia e l’immobiliare”.
Infine, la federazione sottolinea come l’unica vera novità positiva del 2014 è stata rappresentata dall’inversione di tendenza del c.d. “fattore psicologico”, a sua volta legato al calo dei prezzi e alla ritrovata disponibilità delle banche alla concessione del credito, che ha fatto registrare un aumento della domanda del 5,3%. Permane in ogni caso una forbice tra prezzo richiesto e offerto del 10-15%.