Imu terreni agricoli, tutte le novità del governo

2 Febbraio 2015 - #News

Non poteva che concludersi con un parziale colpo di scena l’impasse creatasi sull’Imu agricola. Qualche giorno fa, in un consiglio dei ministri convocato d’urgenza, il governo ha infatti riscritto le regole dell’Imposta municipale sui terreni di montagna, tornando alla vecchia classificazione Istat. Quella che, in altri termini, era in vigore prima che arrivasse il dm 28 novembre 2014, dal quale si è poi generato un caso normativo con effetti potenzialmente significativi. Ma cosa cambia?

Sostanzialmente, in quei 3.456 comuni considerati totalmente montani sulla base dei criteri di montanità stabiliti oramai agli inizi degli anni ’50, i terreni agricoli saranno esentati dal pagamento dell’Imposta. Di contro, nel 655 comuni che l’Istat ha classificato come parzialmente montani, non pagheranno l’Imu i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali, sia che siano proprietari dei terreni sia che li abbiano presi in affitto. In tutti gli altri casi, invece, rimane ferma la scadenza del 10 febbraio.

Purtroppo, però, la vicenda non sembra essere terminata con tale semplificazione. Residua infatti un elenco di comuni soggetti a imposta, che conta 3.937 municipi. In realtà – sottolineavano le fonti di stampa qualche giorno fa, impegnate a fare calcoli estremamente complessi – quelli che saranno chiamati alla cassa saranno molti di meno, visto e considerato che il decreto prevede che chi sarebbe stato esente con i criteri del dm 28 novembre 2014 continuerà ad esserlo anche se con i nuovi parametri dovrebbe pagare.

Ancora: a complicare ulteriormente quanto sopra c’è il fatto che la mappa dei comuni considerati montani è tutt’altro che omogenea, visto e considerato che ci sono municipalità situati sul mare e considerati di montagna, e municipi posti oltre i 600 metri ma considerati parzialmente montani.

Dunque, risolto un pezzo del problema, si apre un altro guaio: l’incremento del numero dei comuni esenti (salito da quota 1.498 a 3.456) creerà sicuramente dei problemi di gettito su cui il governo non potrà che lavorare. Per evitare di far frenare l’impalcatura contabile su cui si regge anche la legge di stabilità, dovranno quindi essere rivisti i tagli da 359 milioni di euro applicati in anticipo ai bilanci di circa 4 mila comuni da cui il governo attendeva un extra gettito Imu che, dunque, non arriverà più. Proprio su tale aspetto punta l’attenzione il presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, Piero Fassino, che pur esprimento soddisfazione per la decisione del consiglio dei ministri, ha comunque auspicato che dopo la scadenza del pagamento si verifichi con attenzione il gettito effettivo e, in conseguenza, si riequilibri la riduzione di risorse già operata sui Comuni.

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