Riforma del Catasto: tempi lunghi ed esiti incerti, ecco cosa sta accadendo

8 Gennaio 2015 - #News

Che la riforma del Catasto costituisca uno dei grandi “miraggi” degli esecutivi che da decenni si sono succeduti alla guida del Paese, è ben noto. Così come è ben noto che il governo Renzi ha in mente di metter mano alla revisione del sistema catastale tricolore, al fine di efficientarlo e rivederne le basi fondamentali. Ma cosa è avvenuto finora? E cosa potrebbe accadere in futuro?

Cosa è accaduto

Per il momento, è accaduto davvero molto poco. È infatti stato approvato un decreto sulla costituzione di quelle Commissioni Censuarie che dovrebbero occuparsi dell’adeguamento del valore catastale degli immobili in ognuna delle singole province italiane. Sono invece ancora in corso i lavori di preparazione del secondo decreto.

Come cambieranno le tipologie di immobili

Il secondo decreto attuativo, di cui sopra abbiamo introdotto la lavorazione, dovrebbe rivedere le tipologie di immobili attualmente esistenti, andando a semplificare la loro riconduzione. In particolare, esisteranno:

  • gli immobili ordinari (lettera O), con numero di sub-tipologie minore rispetto a quelle odierne. Saranno infatti previste 8 categorie (da O/1 a O/8), che catalogheranno le abitazioni, distinguendole fra quelle in palazzi, quelle in villette e «abitazioni tipiche», uffici e studi, cantine, posti auto, negozi e magazzini;
  • gli immobili a destinazione speciale (lettera S), con – invece – un numero di sub-tipologie maggiore rispetto a quanto avviene oggi. In particolare, verranno previste 18 categorie che distingueranno gli immobili in base al tipo di attività degli impianti (energia, miniere, industria, logistica, ambiente) o degli immobili occupati da servizi (direzionali, commerciali, scuole e sanità);

Non è così semplice

Purtroppo, che la riforma del Catasto non sia affatto un percorso semplice lo sta sperimentando proprio il governo Renzi sulla propria pelle. Ricatalogare gli immobili è infatti un lavoro particolarmente arduo e delicato, visto e considerato che le Commissioni Censuarie avranno il compito di stabilire – in ciascun ambito territoriale – ogni tipologia di immobile, in linea con i prezzi di mercato.

L’attività andrà a sua volta effettuata sulla base delle comparazioni statistiche, inficiate a loro volta dalla crisi che ha falcidiato le nuove costruzioni e le compravendite. Nelle grandi città il lavoro andrebbe reso ancora più complesso, visto che, da quartiere a quartiere, i valori di riferimento cambiano in misura significativa.

Come se quanto sopra non bastasse a fotografare le difficoltà, si pensi che i tempi per poter raccogliere i dati statistici sono lunghissimi, e l’adattamento concreto richiederà ulteriori percorsi di lavorazione. Se tutto andrà bene, la riforma potrebbe essere in vigore entro la fine del decennio o all’inizio del successivo. Il tutto, a patto che i governi successivi non abbiano intenzione di cambiare le carte in tavola.

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